SCENEGGIATURA MAGICA DI UNA NOTTE AFRICANA

Di Laura Liberti (Pubblicato su "UT" Bimestrale d'Arte e Fatti culturali, n.1/2009, LA MAGIA. Ediland Editrice, MARZO 2009)

La vecchia lamiera ha smesso di borbottare. Non sputa più fumo nero.

Il primo silenzio sembra volermi presentare, omaggiandola, l’oscurità apparente di una notte africana.

Willi impiega dieci minuti per fare tre metri, con gambe che parlano di guerra e di figli presi.

L’anziano custode, dice -: “Oooooh”.

Con una cadenza così costante, che lascia intendere diversi significati a me sconosciuti.

Non lo distinguo più.

Seduto sul vano della capanna di mattoni, sembra perfettamente mimetizzato, trasparente ed immobile.

Milioni di presenze si fanno notare in una notte d’Africa, finché si può guardare il cielo.

Le stelle brillano e si scaldano per il ballo.

Con il loro chiacchiericcio sembrano sparlare di Sirio, che lì, sola, ha il privilegio di entrare in contatto con i popoli Dogon e San, plasmando la loro sapienza originaria.

In questa tavola smisurata, le stelle aprono le porte verso qualcosa di supremo.

A queste latitudini, si capisce perché il cielo è stato il primo libro degli antichi abitanti.

E la Luna è lì a ricordare il mito della donna africana, che sola seppe portare il fuoco all’umanità.

Con sibillii chiassosi, un infinità di esseri viventi, mai uditi, confermano anche la loro presenza.

:- “Ooooooh” .

Willi si è mosso, e conferma pure la sua.

Il profumo del riso tostato sta svanendo e finalmente anche l’aria si fa annusare.

Non è stato così di giorno, tra la polvere ed il sole intransigente.

Ora gli odori percorrono la terra, finalmente liberi.

Anche i fiori sembrano aver deciso di partecipare allo spettacolo.

Alcuni di essi si aprono, come a voler indossare un abito da cerimonia notturna.

I questo tempo, gli occhi trovano ristoro, dopo la luce accecante che ha svelato i corpi contorti, la sete e la sventura di bambini, che dovranno camminare per infiniti percorsi di sofferenza. Non c’è traccia della moltitudine umana che ora riposa, adagiata nella culla delle ore notturne.

Sembra tutto pronto.

Le mie palpebre, invece, hanno deciso di chiudersi, quasi guidate da un antico dio del riposo. Mi vuole con forza a sé, proprio quando ho la percezione che il bello stia per arrivare.

Ma come resistergli, nell’ora in cui all’uomo è dato dormire, mentre l’universo si prepara a festa.

La notte, qui, è la cosa più vicina al sogno. Tutto si dispone per eventi che non ci riguardano.

:-“Oooooh”.

Forse solo il vecchio Willi è stato invitato.

Lui sa, che presto diventerà una stella…

… mentre io non ho trovato silenzio nella magica notte africana.