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GUADALUPE UN IMMAGINE VIVA.

TRAILER:
Un codice azteco celato in un’immagine sacra del cristianesimo. Un enigma che ha cambiato la storia del Nuovo Mondo. Un capolavoro che la scienza non può spiegare. Matematica, Fisica, Astronomia, Musica, leggi universali che sembrano appartenere ad una conoscenza superiore. Il Cielo e la Terra nel mantello di un povero indio, che è diventato così il simbolo dell’America Latina. GUDALUPE, un'interculturazione perfetta!

SCHEDA:
Titolo:Guadalupe, un'immagine viva
Genere:Documentario
Durata:1 x 52'
Autore e Regia:Luca Trovellesi Cesana
Testo e Sceneggiatura:Laura Liberti
Montaggio:Pietro Di Stefano
Produzione:Studio3 TV
Lingua:Italiano, Inglese, Spagnolo

http://www.documentarychannel.it/

Il Documentario è stato trasmesso su RAI 2 in prima serata, nel corso del programma Voyager!

SCENEGGIATURA MAGICA DI UNA NOTTE AFRICANA

Di Laura Liberti (Pubblicato su "UT" Bimestrale d'Arte e Fatti culturali, n.1/2009, LA MAGIA. Ediland Editrice, MARZO 2009)

La vecchia lamiera ha smesso di borbottare. Non sputa più fumo nero.

Il primo silenzio sembra volermi presentare, omaggiandola, l’oscurità apparente di una notte africana.

Willi impiega dieci minuti per fare tre metri, con gambe che parlano di guerra e di figli presi.

L’anziano custode, dice -: “Oooooh”.

Con una cadenza così costante, che lascia intendere diversi significati a me sconosciuti.

Non lo distinguo più.

Seduto sul vano della capanna di mattoni, sembra perfettamente mimetizzato, trasparente ed immobile.

Milioni di presenze si fanno notare in una notte d’Africa, finché si può guardare il cielo.

Le stelle brillano e si scaldano per il ballo.

Con il loro chiacchiericcio sembrano sparlare di Sirio, che lì, sola, ha il privilegio di entrare in contatto con i popoli Dogon e San, plasmando la loro sapienza originaria.

In questa tavola smisurata, le stelle aprono le porte verso qualcosa di supremo.

A queste latitudini, si capisce perché il cielo è stato il primo libro degli antichi abitanti.

E la Luna è lì a ricordare il mito della donna africana, che sola seppe portare il fuoco all’umanità.

Con sibillii chiassosi, un infinità di esseri viventi, mai uditi, confermano anche la loro presenza.

:- “Ooooooh” .

Willi si è mosso, e conferma pure la sua.

Il profumo del riso tostato sta svanendo e finalmente anche l’aria si fa annusare.

Non è stato così di giorno, tra la polvere ed il sole intransigente.

Ora gli odori percorrono la terra, finalmente liberi.

Anche i fiori sembrano aver deciso di partecipare allo spettacolo.

Alcuni di essi si aprono, come a voler indossare un abito da cerimonia notturna.

I questo tempo, gli occhi trovano ristoro, dopo la luce accecante che ha svelato i corpi contorti, la sete e la sventura di bambini, che dovranno camminare per infiniti percorsi di sofferenza. Non c’è traccia della moltitudine umana che ora riposa, adagiata nella culla delle ore notturne.

Sembra tutto pronto.

Le mie palpebre, invece, hanno deciso di chiudersi, quasi guidate da un antico dio del riposo. Mi vuole con forza a sé, proprio quando ho la percezione che il bello stia per arrivare.

Ma come resistergli, nell’ora in cui all’uomo è dato dormire, mentre l’universo si prepara a festa.

La notte, qui, è la cosa più vicina al sogno. Tutto si dispone per eventi che non ci riguardano.

:-“Oooooh”.

Forse solo il vecchio Willi è stato invitato.

Lui sa, che presto diventerà una stella…

… mentre io non ho trovato silenzio nella magica notte africana.

IL MISTERO DELLA S. CASA

DOCUMENTARIO 1X 52'
PRODOTTO DA STUDIO3TV
REGIA:Luca Trovellesi Cesana
TESTO: Laura Liberti
SCENEGGIATURA: Pier Giorgio Caria
MONTAGGIO: Piero Di Stefano

IN ONDA SU RAI 2 - TRASMISSIONE VOYAGER -MERCOLEDì 4 FEBBRAIO 2008 ORE 21,00

Un'esclusiva indagine su un mistero tra i più affascinanti e controversi nella storia del Cristianesimo.
La traslazione miracolosa della casa in cui la Vergine Maria nacque ed ebbe l’annuncio dall’arcangelo Gabriele del concepimento di Gesù. Secondo la tradizione, la Santa Casa fu portata in volo dagli Angeli fino a Loreto, mentre una teoria più recente proverebbe che furono i Cristiani ai tempi delle Crociate a trasportarla.
Con l'ausilio di fiction e grafiche 3D, è stato ricostruito il percorso della Santa dimora che non poggia su alcune fondamenta ed è ancora oggi un enigma per gli architetti moderni...

PER VISUALIZZARE IL TRAILER:
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IL PROVERBIO, CAVALLO DELLA PAROLA CHE CI PORTA IN AFRICA.

Di Laura Liberti (Pubblicato su ArteVizi-ArtMagazine, www.artevizi.net)

Quando si tenta di comprendere aspetti di culture assai diverse dalla nostra, si comincia cercando un varco di accesso. Una strada che possa condurci a cogliere gli elementi fondamentali di un altro universo. Percorrendola si arriva ad una enorme salita, da fare lentamente, fino a che non si trova una persona, un luogo, una casa che aiuterà a scoprire ciò che neanche immaginavi esistesse.
I proverbi africani sono il sentiero più diretto che conduce all’universo culturale dell’Africa, nella mente e nel cuore dei suoi abitanti. Al pari di favole, miti, racconti ed epopee, i proverbi sono una delle forme di letteratura orale africana più importante per gli africani stessi, che li utilizzano continuamente, senza distinzione di status sociale, in ogni momento del discorso, come fosse “un luogo di vita e di vitalità”. Veicolo del patrimonio culturale e della saggezza degli antenati, i proverbi disegnano verità per tutti e per ognuno, universali e particolari.
“Il proverbio (africano) giudica, emette sentenze, castiga, si meraviglia, sorride, ride e brontola. Nessun aspetto della vita scappa al suo verdetto: gli dèi vi sono adorati, il destino annunciato, l’uomo vi è messo a nudo, la consuetudine lodata o disprezzata, la giovinezza addestrata …..” (P.Crépeau e S. Bizimana)
Le parole sono importanti nelle tradizioni africane, tanto che in alcuni luoghi, l’uomo che vuole ritrarre ciò che ha promesso, dovrebbe pulire il “tempio della parola”, cosa assai difficile che implica anche il rapporto con le divinità. Nell’oralità della cultura tradizionale il proverbio ha intriso la vita sociale africana poiché si tratta di un enunciato di parole evocatrici che contiene , norma, ritmo e metafora. “Universi in miniatura tagliati nel verbo”, così li ha definiti l’autore del Dizionario dei proverbi africani (Mwamba Cabakulu), che ci portano dritti alla vita sociale di quell’africa unitaria, composta da tante culture.
Il proverbio, pensano gli Yuruba del Benin, è il cavallo della parola. Quando la parola si perde, il proverbio la ritrova.
L’intento di questo articolo, non può essere quello di esaurire l’argomento, sul quale è disponibile una vastissima letteratura, ma come per la maggior parte delle cose che scrivo dell’Africa, lo scopo risiede nel trasmettere il gusto e l’interesse per un popolo spesso immaginato solo nei canoni della povertà materiale. Gli stereotipi occidentali vorrebbero rubare agli africani la loro cultura, negandola. Per fortuna, nonostante i molti tentativi attuali e passati, nessuno c’è riuscito. Ecco dunque una selezione di proverbi africani, di cui ho preso nota parlando con le persone e leggendo alcune raccolte come quella di J.S. Mabenga “L’Africa che canta la vita” e quella curata da Romeo Fabbri “ Proverbi Africani, per Chiama l’Africa”.

Nessuno può dimenticare il giorno in cui è stato bagnato dalla pioggia (Bamileke:Cameroun)
(le sofferenze più dure sono difficili da dimenticare)

La lingua non ha ossa e tuttavia è molto potente (Rwanda)
(prudenza e rispetto)

Non si semina con la pioggia dell'uomo malvagio (Tupurì)
( la cattiveria non da frutti)

Le mani aperte vanno più lontano delle gambe. (Cameroun)
(la fama della persona generosa, arriva in terre più lontane di quella dove egli risiede.)

La bocca è una cicatrice che non guarisce (Tupurì)
(prudenza)

Non è la spina a ferirti, sei tu che ti ferisci contro la spina (Pigmei)
(prudenza)

La piuma di un uccello vola in aria, ma finisce sempre a terra (Mossi: Burkina Faso)
(il destino è inevitabile)

Anche l’elefante ha solo bisogno di un giorno per morire (Andonga: Angola)
(Ogni uomo, debole o potente che sia, deve morire)

Non sarai da solo quando metterai le traverse sul tetto della tua casa ( Bulu: Cameroun)
(Un carattere chiuso e solitario incontrerà problemi nella vita)

Colui che è lontano si rende conto della sua disgrazia sul colle (Tutsi: Rwanda)
(la solitudine fa percepire l’intensità della sofferenza)

L’occhio che ha spesso visto ritarda nell’apprezzare (Zulu: Sud Africa)
(l’uomo che ha esperienza non precipita il proprio giudizio)

Il cane ha quattro zampe, ma non prende due strade alla volta (Bantandu: Bangala)
( bisogna scegliere)

Se hai un solo dente in bocca, usa quello per sorridere.
(regola di vita)

La pazienza è un amuleto per la vita (Mende: Costa d'Avorio)

SENSUALITA' AFRICANE

di Laura Liberti (Pubblicato su "UT" Bimestrale d'Arte e Fatti Culturali, n.2/2008 - LA SENSUALITA'. Ediland Editrice, 2008.)


Mettere piede nell’Africa vera, vuol dire entrare in una dimensione nuova.

Un altro tempo, un altro significato. Parole mai ascoltate mostrano la forza dello spirito e l’irrazionalità dell’uomo. Noi abbiamo soffocato i nostri demoni con la razionalità e l’efficienza, in Africa si da forma alla paura ed alle emozioni, per fare pace con esse. Non c’è bisogno della psicoanalisi per recuperare l’anima. Diversi registri di percezione ci sconvolgono. Maschere, riti e stregoni ci affascinano, soprattutto quando ne scopriamo il senso così vicino all’uomo. Ci sentiamo inadeguati con il nostro fragile aspetto di fronte alla pelle scura e lucente, agli abiti sfavillanti di colori e forme. L’odore forte del burro di karitè, che le donne africane raccolgono in natura, e noi occidentali non sappiamo nemmeno di usare quotidianamente, sulle nostre pelli sottili. La fisicità perde importanza dopo pochi giorni, solo se riusciamo a vivere intensamente quello che la gente ci mostra.

L’africano resta all’ascolto del mondo che lo circonda e con cui vive in simbiosi. Il tempo è presente e bisogna viverlo in armonia, con gli altri, la natura e gli animali. Non c’è evoluzionismo, ne efficienza, ma accordi, armonie che caratterizzano ogni pratica sociale. Ogni cosa ha un rapporto diverso con la vita e la comunità. Difficilmente un africano vi chiederà cosa fate, cercherà di sapere ciò che siete nella vita, camminare per migliaia di chilometri ha un senso. La creatività attuale dell’Africa è impressionane, antenati ed inventiva ci circondano tra le grandi città, l’Arte ha un grande valore sociale.

La sensualità africana più profonda risiede proprio nel potere di rigenerazione, che proviene dalla visione “altra” che ci mostra. Il bianco dei sorrisi, le parole mai affrettate. I colori di un altro arcobaleno assumono toni intensi, i vestiti delle donne, i loro copri capi, gli ornamenti sfacciatamente belli.

C’è una cosa che più di tutte le altre, racchiude in se questa viscerale sensualità africana: il portamento delle sue donne. L’africana cammina sempre con la testa alta, lo sguardo è negli occhi, la fierezza è adesso. Le ringrazio per i loro insegnamenti. Non c’è sensualità senza coraggio!

Questo mio sogno sulla sensualità dell’Africa, può solo terminare con la poesia dell’eritrea Elisa Kidanè.

Avanzi

maestosa,

più che regina,

e nei tuoi occhi

riflessa sta

una forza

a te solo conosciuta.

E vai,

macinando miglia

ingoiando polvere

caricando pesi

coltivando sogni.

E vai

con passo fermo,

segnando tappe

per capitoli nuovi

di un libro antico.

E continui

ad andare,

instancabile

venditrice

di speranza.

Non importa

se la pioggia

inzuppa le tue ossa,

se il sole

brucia l’anima tua

se la polvere

impasta il sudore.

Nei tuoi occhi gentili

riflessa sta

una meta

a te solo conosciuta.

E vai

incontro alla notte.

Ad attenderti

le stelle,

impazienti di danzare

al ritmo dolce

del tuo cuore.

Poi

prima che spunti il sole,

riprendi il cammino

anticipando l’alba

generando aurore

inventando futuro.

E l’Africa tutta

vedendoti avanzare

all’orizzonte,

maestosa,

più che regina,

rinnova,

la fede

nel Dio della Vita.

E vai

carica

di sogni e popoli,

riflessi

nei tuoi occhi dolci

di Madre d’Africa

e ostinata custode

dell’umanità.

IMBARAZZANTI RIFLESSIONI SULL’IMMAGINARIO COSTRUITO

Di Laura Liberti (Pubblicato su "UT" Bimestrale d'Arte e Fatti culturali, n.5/2008, LA MENZOGNA. Ediland Editrice , Dicembre 2008)

Se volete aiutare davvero l’Africa, smettetela di aiutarla. Furono degli intellettuali africani a pronunciare queste parole. La platea rimase sconvolta, i volontari persero il loro stoico sorriso, un diplomatico ebbe un mancamento. Io, come altri colleghi, ridevo: finalmente si faceva sul serio! Quella frase, per noi, spezzava ciò che J. P. Sartre chiamava “la precisa funzione sociale del povero: permettere al ricco l'esercizio della generosità”. Quel giorno, in poche ore, ho capito che sarebbe stata più dura di quanto avessi immaginato. Cominciai a riflettere …. Che ai nostri opulenti paesi interessi il mantenimento dello stato di povertà economica africana non è una novità. Gli ambasciatori sanno bene che gli aiuti, che il governo invia all’Africa, ritornano in Italia sotto un’altra forma. I sistemi politici ed economici prima o poi implodono. E’ il loro nutrimento che fa più paura, perché pervade, invade, penetra e continua a camminare sempre, al di là di tutto. Che cos’è il consenso se non una versione soft dell’”arte di dominare le folle” ? E su cosa si fonda quest’arte, se non nella costruzione di un immaginario collettivo? Una scienza raffinata, che dà alle persone l’illusione della libertà e della superiorità. E’ questo ciò che è successo alla nostra idea di Africa. E’ stata plasmata , nel tempo, soprattutto attraverso il veicolo più potente: le immagini. La fotografia, i manifesti, le cartoline e perfino i francobolli, in epoca coloniale e fascista, hanno radicato negli italiani quell’idea irrazionale dell’Africa: barbara, selvaggia, peccatrice, sporca, non istruita e sofferente. Questi stereotipi sono tuttora veicolati dai nostri “pigri” mass-media. Così,
trattati come singoli elementi privi di contesto, abitazioni, religioni, costumi e abitudini africane, diventano inequivocabili testimonianze di un nostro presunto stato di superiorità. Questo è il tempo dell’aiuto di tipo evoluzionista: doniamo agli altri affinché possano diventare come noi! Ancora neghiamo all’Africa, i suoi eroi e la sua storia, abbiamo invaso le loro idee di spazio e di tempo, che per noi sono beni numerici cui dare un prezzo. L’etnocentrismo riconosce una sola strada e si fonda su paragoni sbagliati, coinvolgendo anche le persone più sensibili. Ecco allora, venire tra noi la volontaria che schernisce il concetto di tempo degli africani, non sapendo che per un africano il tempo si vive, non si guadagna ne si perde. Per questo non sono angosciati, come noi, dal futuro. Loro sono padroni del presente e lo rispettano perché è un evento che vivono. Ho sentito bocche benpensanti distruggere anche le manifestazioni di dignità di un popolo, che si esprime con l’ospitalità, con momenti di ballo, di musica e di poesia, evocando un passato di gloria. In tante occasioni ho provato imbarazzo per la nostra grettezza. Ho visto persone voler comprare accendini da medici ed ingegneri, ho sentito maestre chiedere con insistenza ad un alunno di parlare l’africano. Come se noi parlassimo l’europeo! Qualcuno li ha chiamati “imbarazzismi” quotidiani, sono aneddoti di ignoranza del popolo italiano. Quel giorno, in poche ore, un pugno allo stomaco mi ha costretto a riflettere. "La verità è come la luce accecante. La menzogna, invece, è un bel crepuscolo, che mette in valore tutti gli oggetti.". A. Camus